lunedì 14 febbraio 2011

Maestro?

 Per la categoria, inserirò videoclip et similia di ciò che ritengo degni di nota per quel che riguarda i miei gusti, corredati di qualche pensiero. Sì, sono logorroica. E ho la diarrea emotiva. Per cui seguo l'onda della sciolta e mi faccio portare dove la pancia va.
Di seguito.

 
 

Oscillations, oscillations
Electronic evocations of sound's reality

Spinning, magnetic fluctuations, waves of wave configurations
That dance between the poles off sound and bind my world to soul.

I walk the streets of moment. Head down to the ground.
Cars are stars remotely far. My only world is sound.
Passersby are worlds that fly. Far from the dance of time.
Time whirls round from pole to pole and swirls within the sound's of

Oscillations, oscillations
Electronic evocations of sound's reality .

Il duo newyorkese lo conosco da poco, nonostante siano attivi da quel po' (precisamente dal 1967 al 1969, nonostante Coxe abbia provato a riproporsi nei tardi anni '90 ma con poco successo), e li conobbi per errore perchè stavo cercando dell'altro. Geniali nella costruzione del loro strumento, un dispositivo di controllo composto da nove oscillatori e ottantasei potenziometri (o knob di range per la modulazione che dir si voglia), suonabile con tutto il corpo: mani, piedi, gomiti, ginocchia. Vi ricorda per caso il Theremin? Beh sì, ma all'ennesima potenza, e con diverse qualità sonore non avvicinabili a quelle che il Theremin offre. Non per discredito, sia mai, ma qui è altro affare.
Geniali, ancora una volta, nel sincretismo musicale che hanno raggiunto: partendo dalla fusione e riproposizione di elementi del krautrock, della psichedelia, del pop britannico, sono arrivati già nel lontano 1968-69 a produrre brani precursori e illuminati che sanno di synth-pop, new wave, techno addirittura, o big beat. Modernariato elettronico insomma. 
Sentitevi Oscillations e ditemi se non vi ricorda, per dire, i primi album dei Chemical Brothers, come Exit Planet Dust, Dig your own hole, o B-sides degli stessi come Brothers Gonna Work it Out. O anche altra roba di Fatboy slim.
O anche alcuni esperimenti di Squarepusher con le sine, i ricampionamenti, le modulazioni e le interpolazioni varie, e non elenco canzoni che sarebbe troppo lungo nel caso specifico ma, teniamo presente, è tutta gente che l'ha fatto quasi vent'anni dopo.
Evviva i pionieri.

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Ammetto che Il Teatro Degli Orrori è la mia ossessione musicale del momento. Ammetto che i testi mi raccontano come non mai, ammetto che la voce di Capovilla mi sconvolge l'anima, e gli arrangiamenti di Favero e Mirai mi fanno impazzire.
Lezione di musica è solo una fra le tante per le quali ho pianto vedendoli in concerto, così come per Il turbamento della gelosia, La vita è breve, Majakowskij. Santo cielo, Majakowskij. All'amato me stesso, sì.
Folgoranti. Se potete fatevi questo viaggio fra i loro album, che ne vale la pena. Se non altro avrete conosciuto qualcosa di diverso.
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Lowride degli Autechre è da sempre una delle mie canzoni preferite. Che dico, canzoni? Ah, come mi colgo in fallo. Composizioni elettroniche. Sebbene l'album sia del 1993 (Incunabula, Warp Records), è tutt'ora non solo estremamente contemporaneo, ma direi ancora anticipatore di certe prossime tendenze. Curato in ogni dettaglio, rappresenta uno degli apici qualitativi che in assoluto la musica elettronica possa raggiungere. Bah, questo poi è quel che penso io, mica dovete essere d'accordo. Cristo ma vi rendete conto di quel che sto scrivendo? E' vergognoso. Pare che sia un critico della EMI o giù di lì.

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Perpiacere, la traduzione fa schifo. Ma la canzone, perdìo, come apre l'anima. Ho sempre amato Johnny Cash, vattelapesca del perchè. Perchè è onesto, sincero. Ascoltatevela che è meglio. Inutile parlarci sopra.
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Il Gulliver è LA canzone. Macroonde. Questo maledettissimo, incessante, incomprensibile, inafferabile, interminabile: espandersi. Non c'è freno e l'atmosfera la respiri, le senti intorno come vibrazioni sismiche, come se la qualità dell'aria si facesse di diversi strati di densità. Un viaggio, davvero, come quello di Swift -fottuto geniaccio- quando scrisse I viaggi di Gulliver. Diciamocelo, non è solo una questione di ego, è che prepararsi da sè gli ingredienti del proprio trip è tutta un'altra soddisfazione. Io le macroonde so cosa sono. Lo so eccome.
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Non rinuncio alla progressive. La città sottile rimane uno dei miei pezzi preferiti del Banco. Il perchè? Stolto crapulone e pigro, sentitela! E poi lo capisci, il perchè.
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Altro spirito, altro genere. Puff Dragon lo scopersi per caso, e fu amore al primo ascolto. Sebbene dello stesso album (Sazanami, 2005) sentii  in quella occasione solo il singolo Chinese Radio e subito mi piacque, prediligo  Marine Drive  giacchè dichiarazione fatta suono del bisogno di spazi aperti, lontani, profondi, atmosferici. Sì, è la track che preferisco.

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Francesi. A loro l'elettronica esce così, come fosse naturale. Initiate II non è solo un bell'esempio di elettronica melodica (più che sperimentale, come nel caso degli Autechre) ma anche una canzone d'amore con un bel testo, che parla principlamente di rispetto e di attenzione all'imparare e insegnare al proprio partner come si è, e quel che si desidera. Tenetelo a mente.

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